L’ordoliberalismo è una variante del pensiero liberale nato e sviluppato dalla scuola economica di Friburgo: esso si basa sul presupposto che il libero mercato ed il lasciar fare da soli non siano in grado di garantire né il mantenimento della concorrenza né l’equità sociale e le pari opportunità per gli individui.

Inizialmente questa teoria economica prevedeva che lo Stato dovesse fornire un quadro giuridico, un ordine di regole attraverso cui l’economia di mercato potesse funzionare: tutelando la proprietà privata e la libera iniziativa privata, stabilizzando la moneta, e assicurando un livello minimo e universale di protezione sociale.

Successivamente, con un cambio di rotta, ha sostenuto la libertà economica individuale contro ogni dirigismo pubblico, propugnando un’economia di mercato fondata sul meccanismo dei prezzi.

Gli ordoliberali considerano il mercato concorrenziale non come un’istituzione naturale che ha leggi proprie, ma come una costruzione artificiale risultato dell’intervento attivo dello Stato.

La teoria economica ordoliberale parte dal presupposto che lo Stato è portatore di un’intrinseca difettosità, mentre nulla prova che l’economia di mercato abbia simili difetti; pertanto, assegna all’economia di mercato di fungere, di per sé, non tanto da principio di limitazione dello Stato, bensì da principio di regolazione interna dello Stato, in tutta l’estensione della sua esistenza e della sua azione.

In altri termini gli ordoliberali sostengono che bisogna porre la libertà di mercato come principio organizzatore e regolatore dello Stato, dall’inizio della sua esistenza sino all’ultimo dei suoi interventi.

Detto altrimenti: uno Stato sotto sorveglianza del Mercato, anziché un Mercato sotto la sorveglianza dello Stato.

In pratica la Teoria Economica Ordoliberale va in netto contrasto con la Teoria Economica Keynesiana, formulata da John Maynard Keynes nell’opera “Teoria generale dell’occupazioe, interesse e moneta”. Secondo questa teoria è necessario l’intervento dello Stato che, attraverso la spesa pubblica, può determinare un aumento del livello di occupazione e, di conseguenza, un aumento dei redditi delle famiglie e, quindi, dei consumi. Le imprese, di fronte all’aumento della domanda, avrebbero aumenterebbero la produzione creando così nuovi posti di lavoro e innescando un meccanismo di ripresa.

Attualmente sembra aver preso il sopravvento la Teoria Ordoliberale con il predominio dei mercati sugli Stati, che sembrano inermi rispetto all’attività delle multinazionali che la fanno da padrone mirando solo al profitto, con poca o nessuna attenzione alla creazione di nuovi posti di lavoro e/o di benessere per i Cittadini.